mercoledì 29 aprile 2009

Capitolo 1: Hard Headed Woman, prima parte.

Cassandra Beauvoir Welch Terza entrò al Persephones con la solita aria che assumeva entrando in un locale del genere: l’aria di una che fingeva di non far caso all’effetto che faceva la sua camminata sugli avventori.
Dopo una giornata come quella, era suo diritto e dovere tirare dritto fino al bancone, e rivolgere solo un cenno a Jordan e gli altri. Ricontrollò pigramente allo specchio se il trucco fosse almeno quasi passabile.




Riservò l’occhiataccia d’obbligo ad un tizio che avrebbe fatto bene sollevare lo sguardo di qualche grado, e scorse velocemente le facce degli astanti.
Solito gruppo di giocatori seriamente impegnati a farsi turlupinare da Jordan, un paio di bravacci e qualche vecchio minatore che avevano deciso di farsi una bevuta, ed il classico soldato di ritorno dalla licenza con lo sguardo di chi è ormai troppo vicino alla guarnigione e troppo lontano da casa.

Non ci sembrava essere traccia di Phobos o di uno dei suoi. Regalò al barista il sorriso della giornata, mentre il pianista sembrava farle eco con una sere di accordi brillanti.
“Un sunrise, Andrè”
“Subito, madam”
“Mi piace quando mi chiami madam. Non lo fai spesso”
Andrè si voltò a prendere bicchiere ed ingredienti. Si girò di scatto, per attaccarla di sorpresa.
“Lo faccio quando ti comporti da signora, C.B. Sei qui da dieci minuti e..
“…Il locale è ancora intero, lo so, lo so. Per quanto ancora me lo vuoi rinfacciare?” Fecero finta di non scambiarsi uno sguardo complice.
Il fiammifero brillò per un attimo nella penombra del locale. Il fumo salì leggero nell’aria, lentamente. Cassandra si appoggiò sul gomito ed assunse un aria distante. Sbuffò, seccata. Poco più in là, il pianista indugiava su note blu, quasi a fornirle una colonna sonora più appropriata. Con il sigarillo fra i denti, si girò dando la schiena allo specchio, gomiti al bancone. Ignorando gli avventori, si volse verso la finestra. Pioveva.

Per un po’ rimase assorta a guardare la fitta pioggerella che scrosciava sulla wilderness. Una nuvola di vapore, lo scoppiettio del motore ed il sibilo delle valvole di sfogo di una vanship in atterraggio annunciava l’arrivo di un nuovo cliente. Dopo l’evergreen soda di questi, venne il momento di un altro sunrise.
Andrè attese pazientemente che Cassandra giocherellasse con il bicchiere vuoto del terzo sunrise. Quando si rendeva conto di essere abbastanza alticcia, era solita strisciare il dito sul bordo del bicchiere, o far ticchettare l’unghia laccata a tempo con la musica, mentre assumeva un’aria più sorniona. In quei momenti Cassandra era più incline alla conversazione.

“Brutta giornata, C.B?” Non la guardava negli occhi, il suo sguardo si alternava fra i clienti ed il boccale appena lavato che lustrava con una cura che la sua clientela non meritava.
“Diciamo che ne ho viste di migliori. Ho avuto una soffiata sbagliata ed invece di arraffare mezzo chilo di Epice mi sono ritrovata con in mano un pugno di mosche. Ed ora il BonnySwan ha un paio di buchetti sulla carrozzeria nuovi di zecca”. Socchiuse gli occhi, il suo disappunto era più che evidente.

“Non ti converrebbe cambiarlo quel trabiccolo? Ormai puoi trovare di meglio. Ho sentito che l’esercito sta cominciando a svendere le vecchie vanship. Te ne trovi una che usavano solo per andare di pattuglia, o per inseguire qualche ladro di polli. Una mano di vernice, ed è fatta. Se hai fortuna, riesci a non far togliere le armi dallo scafo con un accordo sottobanco”.
“Storie. A Selenia, almeno, accordi sottobanco coi bei soldatini te li scordi. Ora c’è quel testa quadra di VanDyke a capo della guarnigione, i soldati dovranno compilare scartoffie anche per andare in bagno. Se non ha tutto sotto controllo va fuori di testa quello. Registra persino quello che entra ed esce dalle cucine, non c’è verso di fargliela sotto il naso con roba da arsenale. Discorso chiuso”.
“Mmh. Non sarà che parli così di lui perché te la sei legata al dito per quella faccenda del Rosemund?”



“Storie. Lo odio perché è una testa quadra, punto”. Andrè non poté fare a meno di notare che C.B. si era morsa un attimo il labbro prima di rispondere.
“E poi” - Cassandra ci teneva ad andare avanti con il discorso - “Mi fa imbestialire chi parla male del BonnySwan. Non ne fanno più di vanship così. L’ha costruita e messa a punto Diogenes Rosenkranz in persona.
Ha centinaia di ore di volo – dico, tu sai bene a chi appartenesse in precedenza – e non ha mai avuto problemi di perdite in alta quota, per non parlare del fatto che il motore manda in pressione praticamente tutta l’Epice. Certe rese in altri veicoli te le sogni, ti ritrovi un sacco di residui nei vapori di scarico”.

Andrè approfittò della conferenza per spedire un paio di birre al volo in fondo al bancone.
“Magari non ha tutte quelle dotazioni che rendono più agevole la navigazione come trabiccoli più moderni, ma a manovrabilità non la batte nessuno. E per fregare Phobos e i suoi devo basarmi su quella, a prenderli di petto mi spazzerebbero via in un attimo”. Per un po’ rimasero in silenzio.

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