Rimase per un attimo a guardarla. Si era sistemata il cappello dietro il collo, i capelli argentei le ricadevano sulle guance, incorniciando il suo viso malinconico. Appoggiava il mento sulle braccia incrociate, curva sul bancone. Bella e distante.
“Sai, Cassandra…”
Lei alzò lo sguardo, come destandosi di colpo. Andrè non la chiamava quasi mai così.
“Appena arrivata, quando mi hai sorriso, ho pensato una cosa”
“Cosa?”
“Che ti ho sempre visto sorridere in quel modo. A me, a Jordan, al vecchio Odisseus. Perfino a quel tizio che hai fregato l’altro giorno”
Cassandra si prese la briga di sollevare uno dei suoi curatissimi sopracigli.
“Fregato, un accidente. E’ stata solo una transazione particolarmente favorevole per m..”
“Ad ogni modo, anche se noto delle differenze, ci sorridi più o meno allo stesso modo. Solo una volta..”
“Piantala.”
“Solo una volta ti ho visto sfoderare un altro tipo di sorriso”.
“So già dove vuoi arrivare. Non ti sembro abbastanza giù, oggi? Non vorremo parlare anche di LUI?”
“Ma… è vero. Non ti ho più vista come ti vidi con Julius. Era venuto qui per suonare, ricordi?”
“Certo che me lo ricordo. E’ stato non molto prima che.. succedesse quello che è successo”.
“Perdonami, se mi sono spinto un po’ troppo oltre. E’.. è che.. è come se da quel giorno per te il tempo si fosse fermato”
“Non hai idea di quanto hai ragione, amico mio” pensò Cassandra, ma si guardò bene dal far trapelare qualcosa dalla sua cortina di malinconia.
“Andrè… Julius per me è stato qualcosa di… “Si interruppe, e deglutì, mentre accarezzava la spilla che immancabilmente portava sul bavero. Per un’attimo si perse nel ricordo di quei giorni, come ormai le capitava solo in qualche fugace, illusorio momento prima dell’alba. Prima di tornare alla realtà, prima di ricordare che tutto fosse ormai perduto per sempre. Aveva lo sguardo distante, a tratti sorrideva, ma i suoi occhi erano lucidi.
“Devi cercare di guardare avanti, C.B. Devi…” Si interruppe. Cassandra aveva distolto lo sguardo, si era girata di lato appoggiando la guancia alla mano. La chioma argentea schermava il suo broncio.
“Scusami, davvero scusami. E’ che ho bevuto un goccio di troppo anche io e..”
“Non preoccuparti”. Lei si voltò di nuovo verso di lui. “Mi sarebbe venuto in mente comunque. Pioveva così anche quel giorno, sai? “ Sospirò leggermente, socchiudendo gli occhi appena.
”Comunque, Andrè, tutti i barman prima o poi diventano astemi, solo tu continui ad essere un inguaribile romantico”
“Senti chi parla” si disse lui, ma si guardò bene dall’esprimere ad alta voce questo suo pensiero.

“Un'altra cosa, anche se mi vergogno un po’ a dirlo…”
“Uuh, ancora. Ma oggi non hai intenzione di farti gli affari tuoi! E pensare che mi sei piaciuto tanto oggi quando hai esordito con quel madam! Dai, spara.”
“Madam! Proprio di questo volevo parlarti. Poc’anzi, quando… parlavamo di Julius.. non sembravi tu. L’espressione che avevi, addirittura il tuo modo di muovere le mani e di stare seduta, era cambiato, per un attimo. Sembravi…una giovane nobildonna.
Cassandra scoppiò in una grossa risata.
Andrè arrossì. “Ecco, lo sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Però è vero! Eri diversa”.
Cassandra diventò seria di colpo. Fece un gesto inequivocabile, e in un attimo era pronto il suo quarto sunrise.
“Chissà. Magari ci sono delle cose che non sai ancora di me”. Silenzio. Si era sbilanciata un po’ troppo? Era il caso di contrattaccare all’istante.
“Tu piuttosto. Sei parecchio attento ed intuitivo per un barman. E curioso. Non avrai fatto altri lavori prima?”
“Chissà. Magari ci sono delle cose che non sai ancora di me”.
Cassandra si portò il bicchiere alle labbra per nascondere una smorfia soddisfatta.
Fuori, la pioggia continuava a cadere sulla wilderness.
